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Una narrazione mirata contro la panacea dello storytelling

Uso o abuso della parola “storia”? Oggi la narrazione sembra diventata la panacea, cioè la presunta guarigione universale ottenuta attraverso il racconto di storie. E, nel marketing, siamo passati dall'”immagine di marca” degli ’80 alla “storia di marca“. Considerando l’effetto della narrazione a livello cerebrale, dove possono crearsi intimi ingranaggi tra narratore e pubblico (leggi l’articolo sull’accoppiamento neurale), gli educatori hanno già elevato le tecniche di storytelling a metodo di insegnamento innovativo (leggi l’interessante proposta di un insegnante sul digital storytelling).
Narrare una storia è dunque un rimedio in tutti i campi della nostra società? Una panacea, una sorta di olio miracoloso per tutti le necessità di comunicare e trasmettere o vendere dei messaggi al pubblico?
Come i docenti in aula, anche psicologi e pediatri impiegano oggi con grande efficacia lo storytelling per il trattamento di problematiche, sia familiari sia individuali, e per disagi nello sviluppo (DPS, Disagi Pervasivi dello Sviluppo – DSM).
Politici e partiti politici, amministratori locali e dirigenti di industria optano sempre più per lo storytelling management, tentando di convincere meglio e con più rapidità i loro portatori di interesse (stakeholder) con complesse tecniche di narrazione transmediali (leggi qui sulla transmedialità).
virtual human slgIl Pentagono e Hollywood crearono già nel 1999 e promuovono oggi con sempre maggior profitto l’Institute for Creative Technologies. Un vero studio di produzione che impiega militari e sceneggiatori per produrre simulazioni basate su storie con lo scopo di arruolare e addestrare soldati e reparti speciali d’azione!
Dunque è ormai appurato che il pubblico sia guidato verso precisi modelli. Si scrivono storie secondo standard generici o specifici per classe sociale del nostro pubblico e poi si ricerca come narrare queste storie.

Una panacea o la cura mirata di Interplay?

Costituendo per moltissime organizzazioni e professioni una risposta accessibile anche in tempi di grande crisi, il successo dello storytelling sta diventando una vittoria di Pirro.
Il prezzo che paga il pubblico è la banalizzazione del concetto di narrazione, venendo a mancare i presupposti per stringere il contratto narrativo. il rischio è che presto non crederemo più alle storie che ci raccontano!

Alcune regole occorre fissarle! Facciamo almeno 3:

  1. La prima è quella di essere onesti, quindi mai fare gli eroi e scrivere solo di argomenti di cui sappiamo qualcosa di importante e verosimile.
  2. Poi serve tanto divertimento, nello scrivere le storie, nel narrarle e anche nell’ascoltarle!
  3. Come terza regola regaliamoci la varietà, nei format, nello stile, e anche nei supporti sui quali scriviamo o raffiguriamo le nostre storie, quindi su poster, TV, radio, giornali, cataloghi di prodotti, web, banner… ovunque!

Prima di tutto il contratto narrativo con il target della narrazione, poi la stesura secondo principi sani e riconoscibili per stile e professionalità.

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